VITA E OPERE DI LEON BATTISTA CELL – parte seconda

I PRIMI ANNI AL POLITECNICO DI AZZURROPOLI

saga_cyborg_by_nostalè facile sorridere, osservando  questo antico documento e riconoscendovi figure oramai note, come i già citati Yamco da Vinci e Frà Crilin, che frequentarono il politecnico accarezzando l’idea di diventare architetti prima di dedicarsi, rispettivamente, alla pittura e alla sodomia. Dietro i due, al centro della foto, compare un Leon Battista irriconoscibile nella sua acerbità adolescenziale; all’estrema destra scorgiamo Cold, allora direttore del politecnico, in uniforme di gala assieme al figlio disabile.

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Un esausto Vegentagelo Bonebotte esulta con tutta l’esuberanza propria degli adolescenti la vittoria del trofeo Stella Rossa

Gli studi al politecnico iniziano in maniera regolare e senza intoppi per il giovane Leon Battista. Senza onore e senza infamia, con grande disappunto del personale dell’istituto, che si aspettava di vedere il giovane autore della cattedrale di feci divenire un prodigio in poco tempo. Per quanto il giovane lupano non abbia problemi a seguire il programma di studi, non raggiunge l’eccellenza in nessun campo.
La delusione dei maestri avrebbe tuttavia ceduto il campo alla sorpresa in poco tempo: laddove Leon Battista non eccelle, è Vegetangelo Bonebotte a farlo. Sin dai primi mesi in forte competizione con il lupano, Vegetangelo si rivelerà una promessa dell’architettura giovanile, vincendo, primo a ottenerlo così giovane, il prestigioso trofeo Stella Rossa, riservato ai più talentuosi studenti del politecnico. Continua a leggere

BANDERAS & ROSITA – Tirannia e Cannibalismo Rituale

La scorsa settimana ci siamo occupati del mondo post-apocalittico della Mulino Bianco e dei suoi terribili risvolti nascosti.

Come promesso, questa settimana i soggetti della nostra speculazione saranno Antonio Banderas & Rosita: dittatore supremo e mistress di quest’allucinante mondo.

Banderas e Rosita in una recente visita ai campi di grano di San Antonio

Banderas e Rosita in una recente parata per il bicentenario delle macine

Come si evince facilmente dalle pubblicità, Banderas è l’unico essere umano che vive nel Mulino che dà nome al suddetto mondo. La solitudine dovuta al quasi totale sterminio della razza umana ha inciso negativamente sulla psiche del buon ispanico, portandolo a discorrere con l’unico altro essere vivente presente all’interno della costruzione: la gallina Rosita. A parziale giustificazione del comportamento di Banderas vi è il fatto che Rosita sembra in effetti comprendere le parole a lei rivolte; questa incredibile capacità è dovuta a una mutazione genetica (causata ovviamente dalle radiazioni) che ha mantenuto il cervello di Rosita molto simile al cervello di un pulcino, che per molti aspetti è simile a quello umano.
Grazie alla capacità di interagire con gli umani come con i suoi simili, Rosita, istigata dall’ormai perfido Banderas, è riuscita a imporre la sua superiore volontà su tutte le galline di questo mondo martoriato. Essendo che le galline sono l’unico animale domestico e produttore di cibarie sopravvissuto all’olocausto nucleare (si è mai visto un qualunque altro animale nelle pubblicità con Banderas & Rosita?), il malefico duo si è trovato a controllare l’unica fonte alimentare rimasta, potendo così facilmente arrivare a dominare la terra. Continua a leggere

UOMINI MAGGICI #1 – David Bowie

Al giorno d’oggi gli scienziati si sono messi d’accordo per convincerci che la magia non esiste in nessun modo, e di come chiunque enunci il contrario sia da bollare come un rincoglionito senza possibilità di redenzione.

In quest'immagine di repertorio, un uomo di scienza strangola un babbuino wiccan

In quest’immagine di repertorio, un uomo di scienza strangola un babbuino wiccan

Noi non siamo nessuno per smentire il parere di personalità tanto autorevoli, né per indagare le infinite frustrazioni che le spingono a volerci privare di una vita piena di fantasia. Denunceremo tuttavia come molti tra questi “uomini di scienza” siano costretti a formulare, poverini, asserzioni che vanno contro la loro stessa volontà, in un inganno operato da misteriosi e potenti individui. Ma chi sono i malvagi che si spingerebbero a tanto, persino al costo di bistrattare gli uomini di scienza?

Gli uomini con i poteri magici.

È chiaro come gli uomini con i poteri magici (da questo momento, per semplicità, ucipm) vogliano trascorrere una vita tranquilla, senza nessuno che li secchi per ottenere favori o li accusi per un raccolto andato a male. Non è dunque il fatto che corrompano o costringano i poveri uomini di scienza al silenzio che ci deve stupire, quanto il fatto che nonostante gli intrighi operati per proteggere la loro vera natura, spesso si lascino prendere la mano e i loro poteri si palesino al mondo intero.
Chiaramente gli ucipm sono astuti, e se messi alle strette mentono sulla natura delle loro capacità, ma noi siamo ancor più astuti, e non ci facciamo imbrogliare. Daremo quindi il via a una rubrica che li sbugiarda di fronte al mondo intero.
Ma state tranquilli: nonostante gli ucipm siano equamente distribuiti in ogni fascia sociale, non vi tedieremo con le noiose vicende di giornalai telecinetici o muratori taumaturghi, ma ci concentreremo su quelle persone che, in ambiente non magico, definiremmo VIP. Continua a leggere

AVADA KEDAVRA SUTRA Pratiche sessuali nel mondo di Harry Potter

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Il mondo magico di Harry Potter continua ad affascinarci anche a 7 anni dall’uscita dell’ultimo libro della saga e a 3 anni dall’ultimo (a nostro parere deludente) film.
Uno dei motivi di successo della serie di libri partoriti della Rowling è il fatto che il mondo magico sia in tutto e per tutto una versione parallela del mondo nostrano (babbano), con la sua politica, le sue istituzioni eccetera.

Dato il target prettamente infantile e adolescenziale dei libri però (ovviamente in riferimento ai bambini e agli adolescenti dei primi anni 2000, o tempora o mores!), l’autrice non ha mai sviluppato la tematica della sessualità all’interno della trama, ma i vostri speculatori sono riusciti a mettere le mani su un libello pubblicato dalla sezione rossa del “Ghirigoro” di Londra dal titolo “Avada Kevadra Sutra – 100 posizioni sessuali per maghi e streghe disinibiti”.

Prima di lanciarci nella descrizione di alcune delle più strane pratiche sessuali dei maghi britannici, è bene fare una premessa: i maghi usano la magia in tutti gli ambiti della loro vita, è ovvio quindi che la usino anche nei momenti intimi. Troverete sconcertante quanti semplici incantesimi possono cambiare le regole del gioco… Continua a leggere

DELLA GERARCHIZZAZIONE SESSUALE IN UNA COMUNITÀ DI MINATORI

Si sa, se sprovvista della compagnia dell’altro sesso, qualunque comunità maschile vede insorgere comportamenti dapprima eccessivamente camerateschi, quindi apertamente anomali, per poi sfociare con facilità in goliardiche dimostrazione d’affetto omoerotico.
Questa è una realtà innegabile, e ce la confermano decenni di studi di sociologia, etologia e soprattutto le testimonianze dei nosti amici che hanno frequentato l’ITIS. Non c’è scampo.

Ma calma, mi direte voi, compiamo le dovute distinzioni. Si tratta per l’appunto di goliardia e simpatici giuochi, che rafforzano l’unità del gruppo ed esorcizzano eventuali comportamenti – non sia mai! – sinceramente omoerotici.
E certo, io sono d’accordo con voi. Ma cosa succede all’interno di comunità costrette a interagire tra di loro per lunghi periodi di tempo senza un minimo di ricambio tra i propri componenti? Pensiamo ad esempio a una prigione. I luoghi comuni sui carcerati si sprecano. O ad una comunità di rudi minatori. La situazione si farebbe drammatica. Ed è proprio in merito a questo secondo punto, che voglio ragionare.

DELLA GERARCHIZZAZIONE SESSUALE IN UNA COMUNITÀ DI MINATORI

Non siamo più abituati a considerare i centri minerari come una realtà europea. Si tratta di una dimensione lavorativa che non attrae i giovani come accadeva un tempo, sicché le bellezze di questo antico mestiere si vanno oramai perdendo nei meandri della storia.
Ma c’è stato un tempo, che qualche sognatore sostiene possa esistere ancora, nel quale le zone montuose europee erano cavate come il groviera, e intere comunità minerarie sorgevano alle loro pendici. Mestiere esclusivamente maschile, la cavazione mineraria attraeva anche un gran numero di donne, fossero esse le consorti dei minatori o, più probabilmente, un sollievo temporaneo e mercenario.
Ma cosa succede in mancanza del sollievo e della compagnia femminile? Prendiamo in esamine una comunità mineraria della bassa Silesia, nella seconda metà del XVIII secolo, per rispondere a questa domanda.

Questo antico e raro documento fotografico, accuratamente ricolorato, raffigura la comunità mineraria qui presa in analisi

Questo antico e raro documento fotografico, accuratamente ricolorato, raffigura la comunità mineraria qui presa in analisi

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Il vero drammatico mondo della mulino bianco

Da anni ormai le pubblicità della Mulino Bianco ci ammorbano con  belle ville di campagna e biondissime famiglie stereotipate che in quanto a smancerie e melensaggine farebbero ammalare di diabete anche il dolce Remy.

Questo mondo da cartolina, però, è disseminato di indizi che lasciano trapelare una realtà ben diversa dalla perfetta società nazi-dolciaria che sembra voler evocare: in barba ai valori tradizionali infatti, queste pubblicità sono evidentemente ambientate in un futuro post-apocalittico.

Il mondo della Mulino Bianco è  il risultato di una catastrofica guerra nucleare i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, benché solo pochi eletti ne siano pienamente consapevoli:

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VITA E OPERE DI LEON BATTISTA CELL – parte prima

INTRODUZIONE ALLA VITA E ALLE OPERE DI LEON BATTISTA CELL

Parlare del supersonicismo architettonico senza menzionare le gesta di Leon Battista Cell farebbe apparire il nostro discorso tanto ridicolo quanto pretestuoso: le storie della corrente architettonica e dell’architetto di Biancavilla sono infatti talmente intrecciate da configurarsi come una narrazione parallela. Come il Bartezzoni, nel suo manuale “Fondamenti Architettonici e Pluralismi Ideologici” ci ricorda a pagina ottantanove:

[…] quel giorno nella grande cattedrale di Lavandonia un scroscio di applausi accolse la dichiarazione del podestà Giovanni, che alle quattordici e ventisette dichiarò iniziata l’epoca supersonica; per lo stesso motivo meritiera di applausi, ma ingiustamente ignorata, sarebbe dovuta essere la nascita diciassette anni prima, in un piccolo paesino di nome Biancavilla, di un giovine di belle speranze, che i secoli successivi ricordarono con il nome di Leon Battista […]1

Per quanto il resoconto del Bartezzoni possa apparirci artifiziosamente retorico e pretestuoso è altresì innegabile come – a tutti gli effetti – se quella sera i genitori del Leon Battista avessero deciso di recarsi al cinema, o di convogliare il paterno seme in canali meno fertili, il supersonicismo architettonico avrebbe perso il suo principale artefice.

Ma procediamo con ordine. Continua a leggere

PREMESSA

Cos’è che rende tale un nerd?

Di sicuro la fruizione di prodotti adatti al suo ruolo, o al suo stereotipo, come da anni una quantità infinita di materiale, prodotto secondo una precisa strategia di marketing, sembra volerci ricordare. Ma deve esserci qualcos’altro. Insomma, non è plausibile che una fetta tanto rilevante della popolazione occidentale si sia scoperta nerd, o si proclami tale, solo a seguito dell’affezione a questa o quella serie TV, videogioco, serie di romanzi. Se così fosse, il fenomeno nerd sarebbe da intendersi come un prodotto esclusivo della società occidentale, e solo degli ultimi decenni. Che, per carità, potrebbe anche essere, ma io non riesco a ritenerlo tale.

Tempo fa ho letto un articolo con il quale mi sono trovato d’accordo, e nel quale l’autore poneva una linea di demarcazione tra il concetto di geek (termine con il quale ci si riferisce erroneamente a ciò che la cultura pop ritiene spesso “nerd”) e, per l’appunto, i nerd propriamente detti. Il succo dell’articolo è che i geek siano dei “semplici” appassionati di un determinato ambito o prodotto (pur sconfinando spesso nella pura ossessione), mentre i nerd in qualche modo si spingano oltre. Un geek si si limita ad appassionarsi (o ad ossessionarsi); il nerd arriva a praticare l’oggetto della sua passione, ciò non togliendo che questo comporta in molti casi anche l’ossessione propria al geek.

Che l’autore dell’articolo abbia o non abbia ragione, non è questo il luogo per discuterne. La distinzione tra nerd e geek, che spesso diventa scontro tra filthy casual e autentico appassionato, è tuttora mutevole, e spenderci troppe parole a riguardo sarebbe contropoducente.

Per quanto mi riguarda, questa distinzione mi piace, soprattutto perché l’idea di nerd come qualcuno che giunge a immergersi nella sua passione/ossessione, a praticarla, mi consente in primo luogo di produrmi in un concetto di archetipo nerd, che ora giungerò a spiegare meglio, e in secondo a svicolare la categoria da quello stereotipo di cui si parlava nelle prime righe.

Manteniamoci ancora un po’ all’interno di questo stereotipo, così da poter identificare in maniera relativamente semplice gli “ambiti nerd”.

Basta pensare ai prodotti e agli show televisivi già nominati, e nella nostra mente si proietterà l’immagine di un individuo a proprio agio tra un certo tipo di intrattenimento (giochi e videogiochi, un determinato tipo di letteratura, cinematografia, arte…) o passioni e addirittura professioni (i saperi più propriamente “scientifici” e le professioni ad esso collegate). Ma proviamo a spingerci oltre i confini temporali di questa categorizzazione.

Possiamo facilmente rintracciare, scorrendo indietro nei decenni, i predecessori delle attuali generazioni di nerd. In particolar modo, se un nerd contemporaneo si ritrovasse catapultato negli anni ’70, scoprirebbe come potrebbe dedicarsi – ed è proprio in questo periodo che inizia a strutturarsi lo stereotipo – alla lettura di fumetti, alla pratica con giochi di ruolo e videogiochi, alla lettura di romanzi fantasy e fantascientifici.

Ma facendo un salto indietro di un solo decennio, cominciamo a vedere come lo stereotipo inizi già ad incrinarsi. Fumetti e romanzi ovviamente sopravvivono, ma i giochi di ruolo e i videogiochi devono ancora assumere la forma che conosciamo e, soprattutto, imporsi sul grande pubblico.

Giungendo alla prima metà del secolo, la crisi dello stereotipo nerd sembra totale, e spingerci ancora oltre, oltrepassando l’età contemporanea per quella moderna, sembra follia, man mano che anche fumetti e letteratura fantasy spariscono dalla circolazione (sì, lo so che la seconda non è inesistente, ma vogliatemi passare l’affermazione).

È proprio in questo momento, invece, che abbiamo la possibilità di abbandonare lo stereotipo, e iniziare a considerare i nerd come null’altro che practitioners di un determinato ambito, spinti dalla loro passione (od ossessione che dir si voglia) a volervi affondare ancor più all’interno, fino a giungere, in certi casi, a dare un contributo all’ambito di specializzazione.

Si noti come non abbia fatto, fino ad ora, riferimento a un altro dato caratteristico che sembra differenziare l’ambito geek e quello nerd: ovvero la tendenza alla misantropia e al più o meno accentuato disagio sociale che si riversa più nel secondo che nel primo, e che diventa una discriminante fondamentale.

Proviamo a esemplificare questo ragionamento tramite una semplice operazione:

social awkwardness + (obsession + practitionism) = nerdness

Si pensi ora ad autori del calibro di Lovecraft, che di certo non merita una presentazione redatta dal sottoscritto.

È un nerd? Certamente, non secondo gli standard che definiscono lo stereotipo, ma ritengo che possa essere considerato una sorta di nerd ante litteram. Presentava elementi di sociopatia? Questo è chiaro a chiunque si sia avvicinato alla sua produzione o ne conosca le vicende personali. Per tutti gli altri, basti sapere che dall’essere un bambino disturbato crebbe divenendo un adulto disturbante, e asociale. Era un appassionato (per utilizzare un eufemismo) di poetica e letteratura in generale, della quale era a sua volta un practitioner (e ancora ci rifugiamo negli eufemismi). Scrisse decine di racconti che gli permisero, anche se con discontinuità, di mantenersi di che vivere, e giunse all’elaborazione di un immaginario che dopo quasi un secolo ha la colpa o il merito di trovarsi alle basi della cultura popolare geek e nerd.

Provando ad affondare ancor più nel passato, le personalità per le quali si può compiere un ragionamento simile aumenta a dismisura. Si pensi ad esempio al nostrano Giacomo Leopardi, che per incapacità relazionale e il difficile rapporto con la madre potrebbe essere audacemente paragonato a un ottocentesco Howard Wolowitz. L’esempio si potrebbe ripetere con scienziati del calibro di Keplero, o personalità eclettiche e neppure troppo vagamente disturbate come Federico II di Svevia.

Ed è a questo punto che il termine practitionism inizia ad andarci stretto. È talmente generico e vago, che potrebbe sottintendere qualunque cosa. Sono io forse in grado di fornire un’alternativa più precisa e mirata alla comprensione del problema? No, ed è per questo motivo che mi limiterò a fornire un altro termine, ugualmente vago e generico, che potrebbe però riuscire laddove il precedente mostrava i propri limiti.

Identifichiamo quindi come un insieme i termini obsession e practitionism, e consideriamo il termine “speculation”, che qui incontriamo per la prima volta, come il risultato della loro somma.

Aggiorniamo quindi la precedente operazione in questi termini:

social awkwardness + speculation = nerdness

Ritengo, probabilmente a torto, ma si tratta di un parere derivato dalla mia esperienza personale, che la speculazione sia un dato caratteristico comune a molti geek, ma soprattutto a molti nerd. Si tratta, nella mia opinione, della esplicita volontà del provar piacere a elucubrare, sviscerare, discutere l’ambito (o gli ambiti) per i quali il nerd prova passione (o ossessione), dando vita a tutti quei discorsi che piacciono tanto ai suoi simili e compagni di avventure, e vengono bollati come aria fritta dal restante sostrato sociale. Credo inoltre che la speculazione così intesa sia da ritenersi il motore primo di eventuali moti creativi che spingono il nerd a dare forma concreta alle proprie teorie.

Vero processo creativo, nella sua massima espressione, o semplici parole in libertà, nella più comune, la speculazione è in ogni caso ciò che distingue un nerd – senza essere, ovviamente, unico appannaggio di questa categoria. Che si tratti di due amici che discutono del perché l’erba su Namek sia blu, o di un Lovecraft adolescente che si interroga circa l’esistenza di divinità cosmiche, speculazione è la risposta.

E allora, a cosa serve questo mio interminabile discorso? Premessa a che cosa?

Beh, in effetti Premessa è forse un titolo errato, e avrei dovuto darne uno come In preparazione, perché questo discorso serve a spiegare cosa leggerete in queste pagine. Ovvero, se non si fosse capito, le nostre speculazioni. Senza alcuna pretesa d’eccellenza, o di merito rispetto ad altre miriadi di cagate reperibili sull’internet. Ma comunque esplicitandone la natura, che io ritengo essere profondamente nerd.

Be prepared.