Geek Themes #3 – Still Alive

Era il 2014 quando abbiamo inaugurato (qui e qui) una rubrica che eravamo i primi a reputare morta e sepolta. La noia stagnante della nostra vita ci ha portati a riesumarla dedicandole un terzo capitolo, e tornando a parlare di musica nerd/di tematiche nerd nella musica/del fatto che la musica possa o meno essere definita nerd.
Era invece il 2007 quando Valve pubblicò Portal, titolo che anche se in misura minore della sua precedente creatura, Half-Life 2 si sarebbe ritagliato un posticino nel cuore di molti videogiocatori, fino a dar vita a una carrellata di discutibili meme. Dai, ve ne offriamo una piccola galleria.

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Ho imparato a ridere delle tragedie in internet pescando carpe da tre quintali nel fiume dietro casa

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Nel precedente episodio di questa rubrica abbiamo analizzato il modo in cui una notizia deprimente pubblicata su Facebook da parte di un quotidiano locale (l’assalto di due liceali da parte di un’eroica squadra di casapoundisti) potesse suscitare le risate da parte di alcuni raffinati webnauti, che tra tutte le reazioni che potevano mettere al post hanno scelto quella della risata. L’ “ahahah”, il “LOL”, l’ “XD” o come preferite chiamarla.
La mia invidia è subito montata con forza. Come facevano questi webnauti a ridere di queste sciagure? Com’è possibile che qualcuno riesca ad affrontare il male di vivere col sorriso sulle labbra? La mia vita ne sarebbe risultata molto più semplice qualora fossi riuscito a ottenere lo stesso risultato: perché dovevo continuare a deprimermi quando qualcuno già possedeva la chiave per la felicità perenne, dello scrigno della ilarità massima, delle porte dei bastioni dell’humour? Terminata questa serie di domande autoformulate, è  da quel momento che lavoro per scalfire i segreti di questi webnauti.

La volta precedente abbiamo analizzato il rapporto che intercorre tra questi raffinati utenti Facebook e topic della risata come l’appartenenza a una tifoseria calcistica, il fascino per i mezzi di trasporto, e la cura per il proprio aspetto fisico. Quest’oggi, prenderò una tragedia tramandataci dalla cronaca locale, stavolta altoatesina: un profugo sarebbe disgraziatamente deceduto mentre, intrufolatosi in un treno merci di scalo tra Verona e l’Alto Adige, avrebbe toccato erroneamente dei cavi dell’alta tensione, venendo folgorato e morendo sul colpo (qui il link alla vicenda).
Che segreti nascondono i webnauti che, scuotendo la testa di fronte a questo dramma, se lo sono lasciato alle spalle come una barzelletta di poco conto, cristallizzando la loro ilarità in una reazione “ahah” e tornando a vivere la loro vita come se niente fosse? Qual è il segreto della loro calma zen? Seguiteci in questa analisi, e scopriamolo assieme.

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nonostante tutto, sappiamo che i nostri webnauti sono timidi, quindi non abbiamo lesinato alcuna precauzione nel difenderne la privacy, dopotutto abbiamo nei loro confronti un debito di gratitudine

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Seven Sisters – un film di cui non c’era bisogno, che conduce a un articolo di cui non c’era bisogno

ATTENZIONE BAMBINI, NON VI PREOCUPATE PERCHé L’ARTICOLO è SPOILER FREE SE VORRETE VEDERVI IL FILM E NOI SIAMO DEI POVERI IMBECILLI CHE NON HANNO ANCORA IMPARATO A FARE LE LETTERE ACCENTATE MAIUSCOLE

Seven Sisters è un film inglese del 2017, disponibile già a partire da quest’estate per la visione su Netflix. Il film si inserisce all’interno di un filone che ultimamente va parecchio di moda, ovvero quello del futuro distopico in cui succede qualcosa di bruttissimo e l’umanità è costretta ad applicare delle leggi, o sottostare a dei modelli economici completamente privi di senso. Il fatto che lo spettatore trovi lo scenario che il film presenta tanto assurdo dovrebbe in realtà essere un occhiolino nei suoi confronti:

“ah sì trovi tutto ciò privo di senso ma non il fatto che cioè I SOCIAL NETWORK RACCOLGONO I TUOI DATI ci stanno programmando zio e non ce ne stiamo nemmeno accorgendo quindi ok ridi pure di questo film ma quando avrai finito di ridere e il tuo frivolo momento di effimera gioia avrà termine comincia pure a chiederti ‘dove finisce il confine tra lo schermo e la mia vita dove finisce il palco e dove inizio io non sono forse l’attore di una commedia brutta scritta da qualcun altro?’ e quando non saprai risponderti sappi solo che pagare otto euro per vedere sto film ti sarà servito ad aprire gli occhi”

e invece no. Pagare otto euro per vedere questo film serve solo a farti riflettere su quanto eri annoiato prima di entrare al cinema, perché hai appena visto un film che qualche stronzo può vedere gratis su Netflix da mesi, e la cui trama è la seguente:

Il pianeta è sovrappopolato -> gli scienziati creano degli OGM ipernutrienti per avere meno superficie coltivata in cambio dello stesso apporto calorico -> gli OGM aumentano la fertilità umana -> l’umanità inizia ad essere partorita in cucciolate multigemellari -> “L’Europa” applica una politica del figlio unico, surgelando secondogeniti e i gemelli nati per secondi, in vista di un futuro migliore in cui poterli scongelare e mantenere.
Le protagoniste sono sette sorelle gemelle (tutte interpretate da Noomi Rapace), la cui madre è (comprensibilmente) morta di parto. Il padre di lei, loro nonno (Willem Dafoe), decide che non vuole surgelarne sei, e le nasconde in casa. Sono registrate agli enti governativi col nome di Karen Terrance, riprendendo il cognome della loro defunta madre, ma ciascuna di loro in realtà ha il nome di un giorno della settimana, l’unico in cui sono autorizzate a uscire di casa. Le sette gemelle vengono quindi educate a uscire di casa solo una alla volta, fingendo sempre di essere Karen: alla fine della giornata si terranno delle riunioni nel corso delle quali chi è uscita dovrà raccontare alle altre tutto quello che le è successo, dalle persone con cui ha parlato, a quanto è accaduto in ufficio.
Un brutto giorno, Lunedì scompare al termine di un’importante giornata lavorativa. Cosa le è successo? Spetterà alle restanti sei scoprirlo (e non a caso il titolo del film così come distribuito nel mercato anglosassone è “What Happened to Monday”).

Tralasceremo gli evidenti buchi di trama che inevitabilmente si spalancano nella sceneggiatura di un film tanto contorto, perché non siamo qui per parlare di questo, ma di eventuali universi paralleli nei quali gli sceneggiatori hanno deciso di ridurre o aumentare il numero delle sorelle. Se la prima cosa cui ha pensato nonno-Dafoe vedendole nei lettini della nursery è stato chiamarle coi nomi dei giorni della settimana, come le avrebbe chiamate in questi universi alternativi? Siamo qui per risolvere a questa ennesima domanda in quello che è forse l’articolo più inutile che abbiamo scritto.

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le sette sorelle originali. Da sinistra a destra: Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica

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Musicisti che non scopano

Il dirompente successo del nostro articolo sui 10 cantanti più antisesso della storia (3 like e due condivisioni? ci siamo sentiti come la pagina della Ferragni!) ci hanno spinti a continuare sullo stesso filone narrativo, preparando un articolo relativo a tutte quelle categorie di musicisti che pur potendo fare affidamento sul potenziale sessuale del loro ruolo di intrattenitori, non scopano.
Chi sono? Che segreti hanno? Cosa li rende così casti o poco appetibili? Scopriamolo assieme!

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