– A: Quindici anni cosa vuol dire? Quanti anni avremmo, quarantatré?
– M: Tu sì, io ne avrei quarantacinque.
– A: Va beh, siamo lì più o meno. Beh, io non credo proprio che a quarantatré anni sarei in grado di accumulare così tanti soldi. Io scelgo la blu.
– E: momento, però. A parte che boh, non so se avrei scelto la blu, ma cosa vuol dire che ti ritrovi nel futuro? Che mi ritrovo nel corpo del me stesso invecchiato nel futuro, tipo in una linea temporale alternativa, o tipo che viaggio in quel preciso momento nel futuro? Vuol dire che potrei trovarmi nel 2033 ancora giovane.
– M: sì ma è un casino, perché ci saresti tu a ventinove anni (“ancora giovane”) e in contemporanea anche tu a quarantaquattro. Paradosso. O arrivi nel futuro ammazzando il te stesso di quella linea temporale. In ogni caso non mi sembra qualcosa di auspicabile.
– E: sì, non si capisce bene, e in ogni caso io sceglierei la porta rossa.
– A: sì, anche io tutto sommato. Non c’è paragone. Continua a leggere
Archivio mensile:aprile 2018
Due chiacchiere con LAVAGNART: un’intervista esclusiva
Da qualche settimana ormai la quiete dei nostri profili Facebook è scossa da un fenomeno virale di portata ormai generazionale: piace ai grandi, ai piccini, e persino agli inutili millennial. Si tratta proprio della pagina LAVAGNART, che a cadenza del tutto aleatoria posta disegni realizzati su di una dozzinale lavagnetta digitale, di quelle che si possono acquistare per pochi spiccioli in internet, se qualcuno mai dovesse avvertire il bisogno di acquistarle.
Questo dozzinale prodotto è diventato il principale mezzo d’espressione della mente dell’autore di Lavagnart. A caratterizzare la pagina, la pubblicazione di queste immagini del tutto surreali che tuttavia non mancano di coinvolgere gli elementi più cari della nostra quotidianità, come la classe operaia e il formaggio coi buchi. A fare da scarto allo stile minimalista dell’autore, una valanga di significati che – forse proprio per compensare la bidimensionalità del prodotto figurativo – appaiono condensati nella cornice della lavagnetta. Ci troviamo di fronte a un nuovo Bansky, si tratta dell’unico mezzo di espressione di una mente tormentata o è semplicemente una persona che si annoia? Cercando di capirlo anche noi, abbiamo voluto intervistare l’autore della pagina in persona.
Per mantenere il suo tradizionale riserbo, l’Artista ha dettato delle regole forse un po’ estreme ma condivisibili. Abbiamo parcheggiato la nostra automobile in una malga in provincia di Bolzano, quindi Lavagnart ci ha fatto avere le sue risposte via fax, mentre noi gli rivolgevamo le nostre domande parlando a un cellulare che comunicava con un ricevitore che, al capo opposto, era attaccato a un drone che volteggiava a circa un chilometro di altezza dalla sua posizione, a 751 chilometri di distanza da noi. Non è la condizione più estrema nella quale ci siamo trovati a scrivere un articolo, e in più avevamo proprio voglia di andare a mangiarci delle mele in Alto Adige, quindi non ci è pesato particolarmente.