Sbronze a 30 anni. 10 cose che dimostrano che stai invecchiando

 

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Mediamente, la prima sbronza violenta della vita avviene attorno ai 15 anni. Già da quell’età ti rendi conto di tutti i vantaggi che comporta: puoi fare schifo senza problemi, dar sfogo a ogni istinto animalesco, scrollarti di dosso ogni responsabilità per le tue azioni perché “hey ero ubriaca!”, non devi convivere con ricordi dolorosi perché tanto non ricordi nulla. Ricostruire la sequenza degli eventi della sera prima tra foto sgranate, messaggi incomprensibili su whatsapp e la disposizione dei vestiti in giro per la stanza ti fa sentire come Miss Marple, ma più figa.

Col passare degli anni però, quando la voglia e (spesso) la necessità di ubriacarsi aumentano sempre più, la resistenza del tuo corpo all’alcool tende a diminuire. Da compagni inseparabili pronti a qualsiasi avventura diventante come due vecchi amici che si ritrovano una volta ogni tanto al bar del paese: certo che vi volete bene, ma faticate a sopportare i racconti dell’ultima vacanza di coppia o dei problemi in ufficio.
Ma anche se viaggi intorno ai 30 ti ubriachi lo stesso, forse anche più di prima, per scacciare quell’inutile senso di responsabilità che ti senti addosso, anche se di responsabilità non nei hai, ma sai che dovresti averle, ma non le vuoi, ma bla bla bla (fanculo Dawson’s Creek ci hai distrutto a tutti, non smetterò mai di ripeterlo).
E quando sei intorno alla trentina e ti ubriachi, ti rendi conto che stai invecchiando, che hai il reflusso gastrico, mentre pensi alle tachipirine che dovrai ingollare il giorno seguente per fingere di essere una persona normale.

Ecco, quindi, una pratica lista delle 10 cose che cambiano dalla sbronza dei 20 anni a quella degli ENTA:

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20 anni

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Dai 30 in poi

 

  1. La
  2. Verità
  3. è
  4. Che
  5. NON CAMBIA UN CAZZO
  6. Finisci
  7. Sempre
  8. Per
  9. Sboccarti
  10. Addosso

LA TRASH FANTASCIENZA. Serie Brutte per aspettative deluse -1

 

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In mancanza della voglia personale di scrivere altre puntate dell’ormai antichissima rubrica de “Il Pilota Depilato”, per far gioire i 4 gatti che leggono questo blog, ho deciso di tuffarmi in un riassunto impietoso di alcune serie fantascientifiche uscite negli ultimi anni. Non lasciatevi ingannare dal titolo, ho fatto clickbait come Peppe. Non si parla del trash quello bello, non è The Lady e nemmeno Toddlers and Tiaras (su cui forse si tornerà in futuro): é solo roba fatta male.
Non ci sono spoiler, le trame sono incasinate e non ho voglia di riassumerle. Troverete solo giudizi saccenti, sputati da una persona che si sta annoiando in treno. Continua a leggere

LE FRUSTRAZIONI DELLA TECNOLOGIA. Esempi pratici di bestemmie quotidiane

 

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Quanto ci piace la tecnologia. Ah, che bella che è. A tutti è capitato, davanti a un caffè che si trascina da più di mezzora, di sentirsi rivolgere l’entusiastica domanda : “Hai visto le cose che può fare il nuovo iPhone 450rjebcjkf?” “Cioè, zio, i Gear VR spaccano. Hai visto che roba?”. Ecco, la risposta è NO. Non lo so cosa fanno, e lo sai perché? Perché in realtà, la maggior parte di noi, vive sempre una generazione tecnologica indietro (almeno credo. Non sono l’unica vero? VERO?).

Chi è retro-tecnologo ha sempre la sensazione di essere un po’ ritardato. Come a scuola, quando arrivavi in classe ed eri l’unico che non aveva capito che quel giorno c’era il compito di matematica.
Noi retro-tecnologi viviamo nella condanna delle marche scadenti a prestazioni limitate.
A tutti i retro-tecnologi sarà capitato almeno una volta una situazione simile a quelle sotto elencate. Invece, per i POCHI (ammettetelo) veramente al passo coi tempi, eccovi una breve lista delle frustrazioni quotidiane a cui un retro-tecnologo va incontro. Sviluppate un po’ di empatia per noi lenti, anche se vi facciamo un po’ schifo: Continua a leggere

Della serie Il Pilota Depilato: BLACK SAILS vs CROSSBONES

Chi non ama i pirati, con i tesori sepolti, i fortini, il jolly roger che sventola, i denti marci, lo scorbuto e il vaiolo?

black-sails-wallpaper     crossbones-logo Nel 2014 sono uscite due serie sui pirati: Black Sails e Crossbones. Avverto già da subito che fanno cagare entrambe. Seguendo la categorizzazione della cacca della Bristol Stool Chart, una è una tipo 5 (detta anche cacca frastagliata), l’altra una tipo 7 (altrimenti nota come diarrea esplosiva o piscia dal buco sbagliato). Le trame in breve (ma questa parte è inutile, dato che le trame sono inutili):
Black Sails è ambientato circa vent’anni prima delle avventure raccontate ne ”L’Isola del Tesoro”. Gli sceneggiatori buttano in un unico pisciatoio sia personaggi creati da Stevenson, sia alcuni famosi pirati realmente esistiti, e infine personaggi completamente inventati, svuotando poi il suddetto pisciatoio nel mare delle Indie Occidentali di inizio ‘700. Black Sails ha tutto: navi e cannonate, uomini sporchi, rum, una caccia al tesoro e pure le zinne. E dopo tutto questo vorresti anche una trama decente? Non esageriamo. Ah, la produce la Starz (che sforna continuamente capolavori tipo Da Vinci’s Demons, Camelot, The White Queen, Outlander).
Crossbones racconta di un tizio che ha inventato un cronometro che sa calcolare la longitudine in mare. Barbanera (John Malkovich) lo vuole perché deve esportare la democrazia ovunque, tipo rivoluzione russa. Tom Lowe (Richard Coyle) ha il compito di proteggere la grande invenzione, ma la nave che trasportava entrambi viene attaccata dai pirati. Tom si salva ma distrugge il congegno e viene portato prigioniero da Barbanera. Da qui in poi la noia regna sovrana, tanto che gli spiegoni propinati ogni 5 minuti sono quasi interessanti.

Quindi eccovi uno scontro diretto sugli elementi comuni alle due serie, per dimostrare come, se Black Sails fa una cosa abbastanza male, Crossbones la fa peggio. Continua a leggere

Della serie il Pilota Depilato: CAMELOT

Per rimanere in tema historical fantasy questa volta si parla di Camelot  – prego inserire aggettivo dispregiativo a caso – prodotto dalla Starz e andato in onda nel 2011. Nelle intenzioni degli autori e produttori doveva fare da contraltare alla neonata Game of Thrones. Una delle due è diventata un fenomeno di massa, l’altra è finita nell’oblio. Indovinate quale.

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Ora, a bocce ferme, viene da chiedersi come cazzo gli sia venuto in mente ai produttori di spendere 7 milioni di dollari a puntata per questa enorme stronzata. Forse perché i creatori sono Chris Chibnall (Doctor Who, Torchwood, Broadchurch) e Michael Hirst (Elizabeth, The Tudors, The Borgias), i quali, probabilmente, hanno scritto la serie su l’aereo di ritorno da una vacanza tutta techno, coca e figa. Qualche critico aveva affermato: “sembra proprio che la Starz abbia un’altra hit tra le mani”. L’unica persona che conosco che ci ha preso meno di questo critico è la mia maestra delle medie, che sostenne con convinzione che Harry Potter non sarebbe mai diventato famoso. Continua a leggere

Della serie il Pilota Depilato: GALAVANT

Quest’oggi si parla di uno dei più divertenti primiepisodi da un po’ di tempo a questa parte, cioè di Galavant, serie musical-comedy in 8 puntate, nata come filler per la pausa di mid-season di quella cagata pazzesca, perfetta per hipsteracce fighe-di-legno, di “Once upon a time”. galavant wall Prodotta dalla ABC, che si compiace del politically correct e che strizza l’occhio alle fighette frustrate (di quelle che ti dicono “sono simpatica e gentile, ma quando mi arrabbio sono una vera stronza”), Galavant spicca subito come un brufolo in mezzo alla fronte. Infatti, più che una recensione, questo post suona come un’epitaffio, dato che apparentemente il canale ha deciso che la serie è troppo intelligente per essere rinnovata per una seconda stagione. E non dà segni di volersi ricredere. Motivo in più per guardarla, a mio parere, dato che rimarrà come un bidet solitario in mezzo a un oceano di merda. Continua a leggere

Della serie il Pilota Depilato: MARCO POLO

Con questo articolo si inaugura una nuova rubrica, dedicata unicamente ai pilot di serie tv nuove e meno nuove. Indipendentemente da cosa avverrà (o è avvenuto) dalla puntata 2 a seguire (anche per tante, e a volte troppe, stagioni) l’intento di questa rubrica è di osservare e commentare la puntata che ha convinto qualcuno a dire “Mah si, facciamola sta serie tv!”. Detto ciò, diamo il via alle danze con la prima della prima.

Marco Polo

Dopo alcune complicazioni pre parto e dubbi sulla paternità del nascituro, finalmente a dicembre va in onda su Netflix “Marco Polo”, serie in 10 puntate sui viaggi e le avventure del famoso mercante veneziano. Dopo 90 milioni di dollari investiti, le ambizioni erano di sfornare un prodottino in costume degno di rivaleggiare con le altre grandi serie storico fantastiche, dando in mano la regia della puntata 1 a Joachim Rønning e Espen Sandberg (in arte, come duo, Roenberg …. seriously?) “famosi” per Bandidas e Kon Tiki (e per il futuro Pirati dei Caraibi 5, come se ce ne fosse bisogno) e ideato da John Fusco. E non commento oltre. Continua a leggere