Animali Fantastici, i crimini di Grindelwald – verso una normalizzazione della saga di Harry Potter

SPOILER ALERT: questa non è una recensione. Non so neanche io cos’è. Al limite definiamola un commento, un’analisi o una riflessione sugli ultimi sviluppi del Wizarding World. Chiamiamola come vogliamo, ma inevitabilmente saranno presenti spoiler – maggiori e minori – sugli ultimi film della saga. Avviserò quando si toccherà il punto di non ritorno oltre il quale sarà dannoso continuare a leggere, quindi leggete pure le prime righe ma state all’erta.

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sto per lamentarmi, ma non per i motivi che credete

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Cosa aspettarsi dalle prossime stagioni de La Casa di Carta

Merda totale o capolavoro assoluto? I giudizi sulla Casa di Carta sembrano polarizzarsi attorno a queste due opinioni. Che vi sia piaciuto o no, avrete appena fatto in tempo a digerire la vicenda che adesso ne hanno annunciate altre due stagioni.

ALTRE

DUE

STAGIONI

Ma perché le serie che ci interessano per davvero non prendono esempio? Noi non ci vogliamo sbilanciare riguardo le nostre opinioni sulla casa deppappél (CI HA FATTO CAGARE A SPRUZZO), ma vogliamo comunque lanciarci nel vortice riguardante la vicenda, giusto per fare un po’ di visualizzazioni in più, e soprattutto perché abbiamo degli amici influenti e siamo riusciti a dare un occhio agli script delle prossime stagioni. Anche quelle che non sono ancora state annunciate. Lettori, siete avvisati che ovviamente tutto quello che leggerete da qui in poi contiene forti SPOILER sulle stagioni già concluse, ma soprattutto su quelle a venire.

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La foto profilo perfetta – un affare da migliaia di euro

Marco è un fotografo di 28 anni, vive a milano dal 2012 e pratica la fotografia a livello agonistico. Ha iniziato i suoi studi nel dojo di Nikon-senpai, ma col tempo è diventato pratico anche di altri stili di combattimento. Ci segnala in particolar modo lo stile ISO500 del dragone controluce e lo scatto fluente che rompe la roccia con la sovraesposizione. Oggi è cintura nera di fisheye, e accarezza l’idea di aprire un dojo tutto suo. Non gli interessa particolarmente la fotografia: gli piace solo l’idea che qualcuno lo chiami senpai. Ha anche insistito perché lo presentassimo in questa maniera delirante in apertura alla nostra intervista. Quindi la prima domanda, d’obbligo, è:

Perchè?
Perché quello che faccio per vivere da qualche anno è talmente tanto ridicolo che mi sentirei avvilito a farvi parlare di tutte le qualifiche che ho, contando dove mi hanno portato. Quindi tanto vale un’introduzione gagliarda che non mi rappresenta alla stessa maniera. Continua a leggere

Due chiacchiere con LAVAGNART: un’intervista esclusiva

Da qualche settimana ormai la quiete dei nostri profili Facebook è scossa da un fenomeno virale di portata ormai generazionale: piace ai grandi, ai piccini, e persino agli inutili millennial. Si tratta proprio della pagina LAVAGNART, che a cadenza del tutto aleatoria posta disegni realizzati su di una dozzinale lavagnetta digitale, di quelle che si possono acquistare per pochi spiccioli in internet, se qualcuno mai dovesse avvertire il bisogno di acquistarle.

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esempio di lavagnart #1: un paio di pantaloni che sorseggiano un drink in piscina

Questo dozzinale prodotto è diventato il principale mezzo d’espressione della mente dell’autore di Lavagnart. A caratterizzare la pagina, la pubblicazione di queste immagini del tutto surreali che tuttavia non mancano di coinvolgere gli elementi più cari della nostra quotidianità, come la classe operaia e il formaggio coi buchi. A fare da scarto allo stile minimalista dell’autore, una valanga di significati che – forse proprio per compensare la bidimensionalità del prodotto figurativo – appaiono condensati nella cornice della lavagnetta. Ci troviamo di fronte a un nuovo Bansky, si tratta dell’unico mezzo di espressione di una mente tormentata o è semplicemente una persona che si annoia? Cercando di capirlo anche noi, abbiamo voluto intervistare l’autore della pagina in persona.

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esempio di lavagnart #2: un artigiano che scolpisce i buchi nel formaggio

Per mantenere il suo tradizionale riserbo, l’Artista ha dettato delle regole forse un po’ estreme ma condivisibili. Abbiamo parcheggiato la nostra automobile in una malga in provincia di Bolzano, quindi Lavagnart ci ha fatto avere le sue risposte via fax, mentre noi gli rivolgevamo le nostre domande parlando a un cellulare che comunicava con un ricevitore che, al capo opposto, era attaccato a un drone che volteggiava a circa un chilometro di altezza dalla sua posizione, a 751 chilometri di distanza da noi. Non è la condizione più estrema nella quale ci siamo trovati a scrivere un articolo, e in più avevamo proprio voglia di andare a mangiarci delle mele in Alto Adige, quindi non ci è pesato particolarmente.

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esempio di lavagnart #3: un tizio davanti alla fabbrica dove lavora

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Geek Themes #4 – True Survivor

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Era il 2013 quando su Kickstarter è comparso il trailer di un film ambientato in una Miami distopica, il collage di un immaginario anni ’80 fatto di luci al neon, jeans strappati e arti marziali, che chiedeva il raggiungimento di un tetto di 200.000 dollari per la realizzazione di un mediometraggio di 30 minuti. Il film è scritto, prodotto, diretto e interpretato dalla stessa persona: lo svedese David Sandberg, che si assume un numero di responsabilità che fino a quel momento si erano sobbarcati contemporaneamente forse solo Charlie Chaplin e Tommy Wiseau.
La trama del film, contorta e delirante, ha contribuito a rendere questo progetto senza pretese un must del delirio contemporaneo: Adolf Hitler, autoproclamatosi Kung Fuhrer, all’apice del suo potere riesce a squarciare il tessuto spazio-temporale viaggiando fino al presente (il 1985) per uccidere Kung Fury, protagonista del film e massimo esperto di Kung Fu. Morto lui, nessuno potrà frapporsi tra lui e la conquista del mondo. Per venire a capo della questione, a Kung Fury non resta che contattare Hackerman, mago della tecnologia che con l’ausilio di un powerglove programma una macchina del tempo per spedirlo nel passato.

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il Kung Fuhrer

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Hackerman

 

 

 

 

 

Se l’idea è quella di viaggiare nella Germania nazista, prima che Hitler raduni il potere necessario a viaggiare nel tempo, Hackerman compie un errore, spedendo Kung Fury in un’epoca mitologica nella quale uomini, dinosauri e divinità norrene convivono pacificamente (?) nella stessa linea temporale.
Riuscirà Kung Fury a ritornare nel suo tempo? Riuscirà a sconfiggere Hitler? Riuscirà, in parole povere, a porsi come unico argine tra la speranza e il male? Continua a leggere

Vitelloneposting: bollettino di una guerra digitale ancora in corso

Questo articolo è diverso da quelli che solitamente vi propiniamo da questo blog. In primo luogo perché è il tentativo di analisi semiserio (ci fa male anche solo usare questa parola) di un bailamme digitale che sta avendo luogo in quella che è forse il più nutrito di shitposters riguardante i Simpsons. E ad averla scatenata è stata la comunità italiana interna al gruppo. Ma calma, andiamo con ordine: perché l’articolo ha questo titolo drammatico? Cosa vuol dire shitposting? La comunità italiana di cosa? Qualcuno ci odia? Dobbiamo imbracciare i fucili? Che fine hanno fatto i marò?
Mettetevi calmi, l’articolo è lungo, ma promettiamo che teneremo di rispondere ad ogni domanda. A parte quella sui marò. Che fine hanno fatto?

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Seven Sisters – un film di cui non c’era bisogno, che conduce a un articolo di cui non c’era bisogno

ATTENZIONE BAMBINI, NON VI PREOCUPATE PERCHé L’ARTICOLO è SPOILER FREE SE VORRETE VEDERVI IL FILM E NOI SIAMO DEI POVERI IMBECILLI CHE NON HANNO ANCORA IMPARATO A FARE LE LETTERE ACCENTATE MAIUSCOLE

Seven Sisters è un film inglese del 2017, disponibile già a partire da quest’estate per la visione su Netflix. Il film si inserisce all’interno di un filone che ultimamente va parecchio di moda, ovvero quello del futuro distopico in cui succede qualcosa di bruttissimo e l’umanità è costretta ad applicare delle leggi, o sottostare a dei modelli economici completamente privi di senso. Il fatto che lo spettatore trovi lo scenario che il film presenta tanto assurdo dovrebbe in realtà essere un occhiolino nei suoi confronti:

“ah sì trovi tutto ciò privo di senso ma non il fatto che cioè I SOCIAL NETWORK RACCOLGONO I TUOI DATI ci stanno programmando zio e non ce ne stiamo nemmeno accorgendo quindi ok ridi pure di questo film ma quando avrai finito di ridere e il tuo frivolo momento di effimera gioia avrà termine comincia pure a chiederti ‘dove finisce il confine tra lo schermo e la mia vita dove finisce il palco e dove inizio io non sono forse l’attore di una commedia brutta scritta da qualcun altro?’ e quando non saprai risponderti sappi solo che pagare otto euro per vedere sto film ti sarà servito ad aprire gli occhi”

e invece no. Pagare otto euro per vedere questo film serve solo a farti riflettere su quanto eri annoiato prima di entrare al cinema, perché hai appena visto un film che qualche stronzo può vedere gratis su Netflix da mesi, e la cui trama è la seguente:

Il pianeta è sovrappopolato -> gli scienziati creano degli OGM ipernutrienti per avere meno superficie coltivata in cambio dello stesso apporto calorico -> gli OGM aumentano la fertilità umana -> l’umanità inizia ad essere partorita in cucciolate multigemellari -> “L’Europa” applica una politica del figlio unico, surgelando secondogeniti e i gemelli nati per secondi, in vista di un futuro migliore in cui poterli scongelare e mantenere.
Le protagoniste sono sette sorelle gemelle (tutte interpretate da Noomi Rapace), la cui madre è (comprensibilmente) morta di parto. Il padre di lei, loro nonno (Willem Dafoe), decide che non vuole surgelarne sei, e le nasconde in casa. Sono registrate agli enti governativi col nome di Karen Terrance, riprendendo il cognome della loro defunta madre, ma ciascuna di loro in realtà ha il nome di un giorno della settimana, l’unico in cui sono autorizzate a uscire di casa. Le sette gemelle vengono quindi educate a uscire di casa solo una alla volta, fingendo sempre di essere Karen: alla fine della giornata si terranno delle riunioni nel corso delle quali chi è uscita dovrà raccontare alle altre tutto quello che le è successo, dalle persone con cui ha parlato, a quanto è accaduto in ufficio.
Un brutto giorno, Lunedì scompare al termine di un’importante giornata lavorativa. Cosa le è successo? Spetterà alle restanti sei scoprirlo (e non a caso il titolo del film così come distribuito nel mercato anglosassone è “What Happened to Monday”).

Tralasceremo gli evidenti buchi di trama che inevitabilmente si spalancano nella sceneggiatura di un film tanto contorto, perché non siamo qui per parlare di questo, ma di eventuali universi paralleli nei quali gli sceneggiatori hanno deciso di ridurre o aumentare il numero delle sorelle. Se la prima cosa cui ha pensato nonno-Dafoe vedendole nei lettini della nursery è stato chiamarle coi nomi dei giorni della settimana, come le avrebbe chiamate in questi universi alternativi? Siamo qui per risolvere a questa ennesima domanda in quello che è forse l’articolo più inutile che abbiamo scritto.

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le sette sorelle originali. Da sinistra a destra: Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica

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Practicing your english with Tinder!

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ATTENZIONE #2: l’articolo contiene lo screen di qualche profilo tinder nel quale ci siamo imbattuti e che abbiamo trovato carico di vis comica; per proteggere l’identità delle proprietarie ne abbiamo alterato nomi e/o fattezze in modo da avvicinarle all’idea percepita del profilo, ancor prima che effettiva.

La descrizione del profilo del 20% degli utenti di Tinder mette le mani avanti, specificando come “diremo di esserci conosciuti al bar”, “diremo che ci siamo incontrati a una festa” o, nel caso di qualche utente che ci tiene a sottolineare come sia più intelligente di voi “diremo che ci siamo parlati in una galleria d’arte”.
Per le persone normali invece è il 2017, e non c’è niente di male a relazionarsi ad altri individui tramite app come Tinder, Badoo, Meetic… le presentazioni non servono. Servono? E allora ve le diamo. Sono app che mettono in contatto persone che vogliono entrare in contatto. Scorrete i profili, vi piacete? Iniziate a chattare; non vi piacete? Scorrete i profili di gente che vi è più consona, e chattate con quelli. Ogni app ha le sue particolarità, ma il succo è sempre questo, che vi venga chiesto di inserire nella descrizione quale sia la vostra canzone preferita o meno. Le finalità d’utilizzo possono essere le più disparate, dal cercarsi una scopata all’anima gemella, o ancora semplicemente qualcuno che vi mostri la città in cui siete appena arrivati. Poi potrete sempre dire a mamma e papà che vi siete incontrati in una galleria d’arte.
Il nostro articolo, tra tutte le app che potevamo considerare, prende in esame Tinder, perché è forse la più nota, la più diffusa, e soprattutto perché è l’unica che abbiamo provato. Quindi possiamo affidarci a solide basi empiriche per affermare ciò che andremo affermando.

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le infografiche ufficiali di Tinder sono in realtà piuttosto ambigue circa il tipo di fantasia maschile che intendono soddisfare, e quindi: 1) una cosa a tre con delle bellissime gemelle, oppure: 2) strumenti di clonazione avanzata

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LA TRASH FANTASCIENZA. Serie Brutte per aspettative deluse -1

 

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In mancanza della voglia personale di scrivere altre puntate dell’ormai antichissima rubrica de “Il Pilota Depilato”, per far gioire i 4 gatti che leggono questo blog, ho deciso di tuffarmi in un riassunto impietoso di alcune serie fantascientifiche uscite negli ultimi anni. Non lasciatevi ingannare dal titolo, ho fatto clickbait come Peppe. Non si parla del trash quello bello, non è The Lady e nemmeno Toddlers and Tiaras (su cui forse si tornerà in futuro): é solo roba fatta male.
Non ci sono spoiler, le trame sono incasinate e non ho voglia di riassumerle. Troverete solo giudizi saccenti, sputati da una persona che si sta annoiando in treno. Continua a leggere

LE FRUSTRAZIONI DELLA TECNOLOGIA. Esempi pratici di bestemmie quotidiane

 

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Quanto ci piace la tecnologia. Ah, che bella che è. A tutti è capitato, davanti a un caffè che si trascina da più di mezzora, di sentirsi rivolgere l’entusiastica domanda : “Hai visto le cose che può fare il nuovo iPhone 450rjebcjkf?” “Cioè, zio, i Gear VR spaccano. Hai visto che roba?”. Ecco, la risposta è NO. Non lo so cosa fanno, e lo sai perché? Perché in realtà, la maggior parte di noi, vive sempre una generazione tecnologica indietro (almeno credo. Non sono l’unica vero? VERO?).

Chi è retro-tecnologo ha sempre la sensazione di essere un po’ ritardato. Come a scuola, quando arrivavi in classe ed eri l’unico che non aveva capito che quel giorno c’era il compito di matematica.
Noi retro-tecnologi viviamo nella condanna delle marche scadenti a prestazioni limitate.
A tutti i retro-tecnologi sarà capitato almeno una volta una situazione simile a quelle sotto elencate. Invece, per i POCHI (ammettetelo) veramente al passo coi tempi, eccovi una breve lista delle frustrazioni quotidiane a cui un retro-tecnologo va incontro. Sviluppate un po’ di empatia per noi lenti, anche se vi facciamo un po’ schifo: Continua a leggere